La settima meraviglia tricolore dei Thunder’s 5 Milano

Dopo 8 anni, una striscia di 12 vittorie per arrivare allo scudetto numero 7: i meneghini battono in finale 18-3 Brescia che paga inesperienza e nervosismo. Il trionfo dei senatori Cusati, Scali e Ruisi. Quarto titolo consecutivo per il manager Chiesa. Ivan Nesossi MVP

(di Matteo Briglia per Baseball.it)

(foto di Lauro Bassani)

 La finale del XXIII° campionato di baseball per ciechi, prima edizione targata LIBCI, ha meritatamente consacrato i Thunder’s 5 Milano al vertice. I meneghini guidati da Adriano Chiesa hanno sconfitto in poco meno di un’ora e 40 muniti la Leonessa Brescia per 18-3, traducendo in numeri inconfutabili una supremazia tecnico-tattica di programmazione e organizazione decisamente impari. Brescia costretta ad alzare bandiera bianca di fronte alla concretezza di questa macchina schiacciasassi stritolante e chirurgica chiamata Milano.

Eppure, c’era molta attesa sabato tra gli addetti ai lavori intorno all’atto conclusivo di questo campionato dominato dagli attacchi in cui sono caduti come birilli i record dei punti segnati, fuoricampo realizzati e punti per singola gara (citiamo solo l’incredibile 30-26 tra Thurpos e Lampi).

Pomeriggio rovente al “Leoni” di Casteldebole, fascino legato al classico confronto tra l’attacco atomico della Leonessa, opposto alla difesa saracinesca dei Tuoni, nutrita vetrina di sluggers pronti a contendersi il tricolore a suon di homer (Nesossi e Casale tra gli ambrosiani, opposti ai gardesani Ghulam, Toigo e Asli: in campo quindi la massima espressione del batti e corri BXC). Premesse ed ingredienti per una gara tirata e ad alto punteggio, sulla falsariga di quanto proposto in questa stagione secca e bollente, uniti alla curiosità di osservare l‘impenetrabile difesa meneghina alle prese con il rebus insidioso rappresentato dalla straripanza offensiva al piatto del line up Leonessa.

Chi si aspettava però una finale equilibrata veniva deluso dalle prime fasi del match: Brescia partiva imballata in attacco, non riusciva a segnare punti nel corso del primo doppio morso offensivo – imperativo categorico per gli atleti di manager Condorelli – e si ritrovava a doversi schierare in difesa nella parte bassa del primo contro un attacco Thunder’s forse meno incensato rispetto a roster più appariscenti per numeri e fragore, comunque protagonista di numeri importanti, equilibrato nella produzione offensiva, con esperienza da vendere.

Tuoni che, disinnescata una prima minaccia bresciana grazie ad un’assistenza provvidenziale dell’esterno Nesossi su Ghulam nella parte alta del secondo inning che impediva alla Leonessa di iscriversi a tabellone in situazione di basi piene, approcciavano il match con aggressività al piatto sin dai primi turni di battuta, piazzando valide pesanti con i senatori Scali e Cusati, ben sostenuti da un Rosafio in gran spolvero e da lo stesso Nesossi che calava una griffe d’autore già importante sulla gara con il solo homer che propiziava il primo strappo meneghino in questa finale mai realmente iniziata: 6-0 dopo solo due riprese.

Leonessa tramortita, imprecisa su entrambi i lati del campo, probabilmente intimorita dall’effetto Casale dovuto alla presenza ingombrante del Ministro della Difesa Thunder’s contro cui le mazze bresciane si producevano successivamente in forzature al piatto sfociate in una serie di in-fly-out e strike-out sconcertanti. Brescia che riusciva a segnare un solo punticino tra terzo e quarto inning che di fatto non spostava di una virgola l’inerzia della gara.

Ai T5 milanesi non pareva perciò vero di poter sentire già l’odore del sangue tanto presto nel match e decidevano quindi di azzannare definitivamente la giugulare tremebonda degli avversari ancora attanagliati da tensione, nervosismo e impotenza francamente inspiegabile. Salivano così intensità, ritmo e precisione della giostra sciorinata nel box dai battitori di skipper Chiesa che proseguivano nel martellamento in campo opposto gardesano e, approfittando di imprecisione e incertezze avversarie, chiudevano la parte bassa del quarto inning avanti 10-0. Un KO tecnico che domava le ultime velleità grugnite da una Leonessa scesa a Bologna sostanzialmente afona e spuntata di quegli artigli che avevano consentito ai ragazzi di manager Condorelli di volare nella seconda parte di stagione e stroncare la resistenza dei Lampi in semifinale a suon di fuoricampo.

Nella sesta ripresa, ruggito isolato per il bomber bresciano Ghulam che realizzava l’unico homerun di giornata per i propri colori, accorciando le distanze sul 13-3. Ancora Cusati, Nesossi, Rosafio e Scali protagonisti nell’ultima scossa al match tra quinto e sesto inning: gragnola di valide e corse precise sulle basi che trascinavano i Tuoni sul 18-3.

In avvio di settimo inning, Brescia gettava la spugna: sull’ennesimo infly-out di una giornata nerissima per i leoncini gardesani, l’arbitro capo, Corrado Pasquali, fermava la gara per impossibilità di rimonta, consegnando a capitan Fabio Dragotto e compagni la settima meraviglia tricolore nella gloriosa storia dei Thunder’s Five. Un capolavoro partito e costruito da lontano, da quell’ultimo posto bugiardo rimediato nel 2018, pungolo, stimolo e trampolino quest’anno alimentato da un orgoglio mai sopito in un gruppo di assistenti e giocatori coeso che annovera ancora oggi pezzi di ceramica lucida e pregiata che nel primo decennio di questo secolo aveva dominato la scena BXC, conquistando ben 6 titoli in 8 stagioni.

Al “game over” partiva selvaggia e spontanea la festa meneghina intorno al monte, nel dug-out e nei pressi della terza base, guidata proprio da quei veterani in prolungata astinenza da trionfi: Fabio “Littorina de Trastevere” Scali (50 primavere ampiamente superate, sempre ultimo a mollare, autore di un sontuoso 5 su 8 nel box, 2 punti battuti a casa e una assistenza), Francesco Cusati (4 su 8, 2 punti battuti a casa), a cui hanno dato una grossa mano i neoacquisti Giuseppe Rosafio, schierato dal mefistofelico skipper Chiesa come DH (6 su 8, 4 punti battuti a casa), il Ministro della Difesa Gaetano “Orecchio Bionico” Casale (2 su 8, 3 punti battuti a casa, ben 8 assistenze ). Dovendo però fare una scala di valori espressi dal campo, il protagonista assoluto di questa finale a senso unico è Ivan Nesossi, molto teso nel pre-game, capace di commutare nervosismo e agitazione in carica positiva, autentico trascinatore su entrambi i lati del campo, ad iniziare proprio da quell’assistenza precisa e di enorme rilevanza psicologica nella parte alta del secondo inning che ha spento la luce alla Leonessa, castigata con un magnifico 5 su 8, 2 homerun, 6 punti battuti a casa dal sorridente atleta valtellinese, autore di una gara finalmente autoritaria e matura.

Leonessa davvero irriconoscibile sabato, nervosa al piatto, svagata e poco reattiva in difesa, tra le cui fila la migliore è risultata essere paradossalmente Barbara Menoni (1 su 6, 2 assistenze), lontana da sindromi e logiche compulsive da fuoricampo obbligato, sostenuta da un Asli a corrente alternata (3 su 5, 1 assistenza) e da un Ghulam davvero sbiadito (1 su 5, 1 homerun, 2 punti battuti a casa), lontano parente dello slugger pakistano autore di sfracelli nella stagione regolare, capace di sfondare la resistenza dei Lampi in semifinale con un incredibile 8 su 9 nel box condito da 7 HR, 12 punti battuti a casa e 11 assistenze. Non pervenuta purtroppo per la Leonessa la terza bocca da fuoco gardesana: un Gigi Toigo avulso e annegato nello slump dell’intero line-up di manager Condorelli (1 su 5, 1 punto battuto a casa, un errore). Una finale che, una volta di più, ha sancito il successo della precisione sulla potenza, ribadendo più che mai quanto la solidità mentale e la testa dei protagonisti in campo rappresentino in ultima istanza la benzina che incendia i motori delle grandi imprese sportive.

Chiudiamo questa celebrazione dei Thunder’s 5 2019 snocciolando qualche numero impressionante, a testimonianza di un’egemonia destinata a consolidarsi nel tempo. Già accennato al settimo tricolore conquistato dai Senatori Cusati, Scali e Ruisi, applaudiamo il quarto capolavoro consecutivo di skipper Chiesa: uomo pragmatico, di grande carisma ed estrema semplicità, approdato quasi per caso nell’universo del BXC, capace di trascinare una mini realtà provinciale come Malnate a tre titoli, prima di affacciarsi, accompagnato dai gioiellini Casale e Rosafio, ad un Museo d’Arte antica tanto prestigioso come la collezione Thunder’s Five che, va ricordato, può contare ancora sull’esperienza e le consulenze preziose di icone come Angelo Novali, Lorenzo De Regny, Daniele Crippa ed altre icone del baseball nazionale. L’ultima sconfitta in campionato per il triumvirato Chiesa-Casale-Rosafio risale al lontano 23 aprile 2017, battuti proprio dai Tuoni a Malnate in gara-uno di un double-header tra Patrini e Meneghini.

Da sottolineare poi la prima assoluta per Maurizio e Juan Girelli, Alessandro Bassi, Ferdinando Pellegrino, Nevina Palmieri come per l’affidabile guanto in seconda base di Giacomo Reina, mentre è davvero curiosa la parabola agonistica di Davide “Diaframma” Moreschi, secondo scudetto per lui dopo il tricolore del 2013 con i Lampi, quarto giocatore dopo Scarso, Vasquez e il compianto Levantini a vincere il titolo con entrambe le compagini meneghine.

Da rilevare infine con una certa apprensione l’ennesimo epilogo flop di un campionato che nelle ultime edizioni ha perso interesse e appeal paradossalmente proprio nel suo atto conclusivo, quasi a suggerire una riflessione urgente e aperta all’interno del movimento su programmazioni, format e calendari: dal 2011 infatti, siamo riusciti ad emozionarci davvero solo nella finale Lampi-Tuoni (2013) e in quella tra Patrini Malnate e Roma All Blinds (2017). Che fosse più appetitosa e corretta la vecchia formula senza Final Four? Ci sarà tempo e modo di affrontare e dibattere da queste pagine le criticità principali che gravitano intorno all’Universo LIBCI. Oggi il proscenio è tutto di questi Thunder’s 5 Milano.

foto di squadra, i Thunders festeggiano con un brindisi a base di birra